Una estate a Palermo tanti anni fa: da mia zia Edda

Dal mio archivio – Nel 2012 perdevo mia zia Edda, la sorella più giovane della dinastia immensa di mia mamma. Viveva da sempre a Palermo, l’ho vista poco. Forse per questo di lei ricordo ancora oggi così tanto e a lei devo uno dei regali più belli e preziosi che mi siano mai stati fatti, il mio primo cane

Non credo di avervi mai parlato di Devil. Devil è stato il mio primo cane, un meraviglioso pastore tedesco che arrivò in casa nostra ancora cucciolo insieme al suo gemello, Black, che finì invece in casa di mia zia Laura che viveva a Pegli proprio accanto a noi.

Io e Devil

Io e Devil siamo praticamente cresciuti insieme, solo che lui è drammaticamente cresciuto in modo più rapido di me: pretendere di portare fuori un lupo di due anni quando di anni ne hai nove, non è una buona idea. Perché per quanto buono e ubbidiente, e Devil lo era, se lui decideva che si andava a destra, collare a strozzo o no, si andava a destra. Punto.

Il fatto che io fossi magro, ci crediate o no, ai limiti di presunta denutrizione e sull’orlo del rachitismo, significava che ogni suo scossone poteva provocarmi la disarticolazione della spalla: un fatto puramente marginale del quale Devi non sembrava preoccuparsi molto. Quando si giocava con la pallina da tennis Devil mi saltava letteralmente sopra la testa.

Devil sorvegliò il giardino e la nostra tranquillità personale per circa dodici anni. Se qualcuno si avvicinava troppo a mio padre, anche solo per abbracciarlo, Devil partiva come un missile e bloccava al volo la mano del presunto aggressore. Se doveva addentare o mollare la presa lo lasciava decidere a mio papà, cui si rivolgeva immediatamente con uno sguardo. Mio papà diceva ‘lascia’: e Devil restava a osservare l’ospite senza perderlo un attimo di vista. Ospite che da quel momento non si azzardava a mosse frettolose, nemmeno abbracci.

La mia zia lontana

Devil arrivava da Palermo dove viveva mia zia Edda, l’ultima nata (insieme alla sua sorella gemella Giselda), della dinastia matriarcale generata da nonna Alma, la madre di mia madre, un donnone emiliano che sfornò una raffica di figli che ogni domenica si riunivano tutti da mia zia Laura per interminabili pranzi. Più che una famiglia sembrava “Dinasty”.

Soprattutto per me, che ero il nipote più piccolo di tutti. Ogni zio, ne avevo sei con rispettivi consorti e famiglie, aveva il suo perché e assumeva un fascino speciale. Ne avevo così tanti, tutti diversi, oltre a questo c’era un esercito di cugini, tutti molto più grandi di me.

Mia zia Edda era la zia lontana: viveva a Palermo in una meravigliosa villa vicino al mare, non lontano da Punta Raisi ed era proprietaria di una profumeria che sembrava un luna park in via Maqueda, la profumeria Aline.

Nei miei ricordi di bimbo, avrò avuto cinque, sei anni, ricordo un’intera estate a casa sua… Ricordo un maggiolone Volkswagen azzurro con il quale si andava a Palermo, un immenso giardino di terra rossa e grassa, con tanti alberi, un piccolo porticato che il compagno di mia zia edificò con grande orgoglio in cemento leggero e ferro battuto.

Disgraziatamente la sua opera, pochi giorni dopo l’inaugurazione, fu spazzata via da una notte di vento terribile che arrivava dall’Africa e che intonacò di polvere rossa la facciata della splendida casa in stile moresco. Quella notte di vento non risparmiò il canotto, che volò chissà dove, la mia bici con i pedali di plastica, diversi vestiti lasciati ingenuamente stesi e il porticato, del quale rimasero per ricordo, piantati a terra, quattro moncherini di cemento leggero. Troppo leggero…

Quella estate a Palermo

Ricordo il mare, così diverso da quello di Vesima e Arenzano dove andavo io, e ricordo la gente: che quando mi parlava non capivo una parola. Ricordo esclamazioni un po’ bizzarre tipo “vastaso…”, o qualcosa del genere, che credo significasse una roba tipo ‘mascalzone’. E ricordo anche una minaccia (“a schifìo finisce!”, pronunciata sempre in modo molto canzonatorio) che fu il tormentone dell’estate.

Da bambino tutto ti sembra più grande, ma la profumeria di mia zia era gigantesca. Mi ricordo di quando mia zia Edda mi appollaiava dietro la cassa e mi faceva fare il cassiere: grande onore per me, che a malapena sapevo contare. Ma prendere tutto quel denaro in mano mi faceva sentire molto importante: e poi la profumeria era spettacolosa, con un pavimento lucidissimo, di marmo, un bancone gigantesco che girava tutto intorno al salone, grandissimo; e due immensi lampadari di cristallo che piovevano dal soffitto.

Dandelion

Mia zia Edda, che parlava sempre a voce altissima e fumava come una turca, aveva i capelli corti, gli occhi scuri e sapeva sempre di buono: aveva la pelle profumata ed era abbronzata anche a gennaio. Le lampade solari non esistevano.

Nel suo giardino ho passato un’intera estate a fare danni, ascoltare musica con un piccolo mangiadischi a pile (ricordo nitidamente “Io Vagabondo”) e passeggiare insieme a Tencia e Blitz, la mamma e il papà di Devil. Blitz, cane da guardia inavvicinabile, mi tollerava appena; probabilmente, come Terminator, mi scansionava con i suoi terribili occhi scuri e mi giudicava non minaccioso. Mia zia Aurora ne era terrorizzata: tant’è che si teneva in camera petti di pollo e bistecche, e quando doveva uscire, per stare tranquilla, glieli tirava. Blitz non le avrebbe mai torto un capello… la mia zia milanese era il suo pusher di carne.

Un cane mi ha svezzato

Tencia invece mi prendeva il polso in bocca e mi portava a spasso per il giardino come una specie di baby sitter. E quando mi sedevo per terra si sdraiava dietro di me, e aspettava che mi appoggiassi con la testa sul suo fianco.

Credo che sia stata Tencia a trasmettermi tutta questa passione che ho per i cani e gli animali in genere: mi ha svezzato. Quindi quando lei e Blitz hanno avuto dei cuccioli ho messo a perdere mio padre per averne uno. E mio papà si è dovuto imbarcare su un traghetto, che lui capitano di macchina di grandi navi da trasporto chiamava un po’ offensivamente “il ferro da stiro galleggiante”, per andare a prendere i cuccioli della zia.

Devil è vissuto fino a 12 anni, prima di lasciarsi andare in pochi giorni e farmi sempre desiderare di avere un altro cane. Che i miei invece non hanno voluto mai più.

A mia zia Edda mi legano tanti ricordi d’infanzia… dolcissimi: anche se era la zia lontana, quella che ho vissuto di meno e che forse per questo mi ricordo così tanto, dopo così tanto tempo.

Buon viaggio zietta…

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