Gary Numan al Roundhouse di Londra – Concerto 1593

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Gary Numan
Gary Numan alla Roundhouse di Londra

Mi sono imbattuto in Gary Numan casualmente quando a 14 anni quando suonavo pianoforte ormai da tempo e cominciavo ad appassionarmi ai suoni elettronici. Vado nell’unico negozio di dischi di Pegli, Sonorama – sul Lungomare – e il proprietario stava sentendo un brano tremendamente affascinante. Malinconico, ma pieno di atmosfera.

“Chi è?” chiedo. Gary Numan… Il brano è Down in the Park.

Qualche giorno dopo avevo tutte le cassette della sua produzione, all’epoca ascoltavo musica solo su nastri e cassette con un Walkman, uno dei primi mai visti a Genova, che prima mio papà e poi mio fratello mi avevano portato da uno dei loro viaggi in Oriente.

Gary Numan ha condizionato molto fortemente un certo modo di ascoltare e di fare musica che mi ha portato fino a oggi. Adoro la sua essenzialità, il suo essere algido e distaccato. Il suo lancinante modo di creare riff essenziali estremamente evocativi. É un grandissimo musicista, capace di influenzare personalità come Trent Reznor, Dave Grohl, David Bowie, Brian Molko. Un po’ come Jaz Coleman (Killing Joke) è il mentore, spesso sconosciuto o ignorato, di decine di autori di successo che gli devono una enormità. Un pioniere. Il primo. Uno che si ostina a suonare con strumenti anni ’80 nonostante le stesse case che li hanno prodotti ormai abbiano campionato ed esteso quei suoni. Lui le tastiere anni ’80 le restaura. E le manda sul palco così come sono…

Gary Numan
Numan, 66 anni, prima leader dei Tubeway Army

Con gli anni, grazie anche a un’unica intervista strappata nel 2006 durante una micropromozione di Jagged che lo porta al Transilvania di Milano. Ho imparato a conoscere i suoi chiaroscuri. Una persona molto difficile che solo in tardissima età grazie alla moglie, una fan che lo ha sempre seguito e che ha sposato nel 1997 dandogli tre figlie, sembra aver trovato una certa serenità.

Lo vedo dal vivo per la sesta volta: cinque delle quali all’estero. In Italia non si è visto praticamente mai. Il suo concerto del Roundhouse di Londra – locale per altro splendido, con la sua immensa balconata e il larghissimo e comodo parterre – è un biglietto da visita della sua grandezza. Band estremamente elettronica e dura nella quale spicca Steve Harris, polistrumentista visionario ed etereo che lo segue da molti anni e che dal vivo è davvero incredibile nella sua teatralità.

Gary Numan
Numan affiancato sul palco dalla viglia Raven

Il concerto è meraviglioso e abbraccia tutta la storia di Numan rielaborando i suoi classici in modo moderno ma fedele. Suona tutto quello che avrei desiderato sentire. Raramente negli ultimi anni, ascoltando così tante cose dal vivo, sono stato più felice di aver fatto chilometri per assistere a un semplice show di 100 minuti scarsi. A Numan mi legano un certo modo di scrivere testi, una visione nichilista e certo non molto positiva dell’esistenza, cui si alternano improvvisi bagliori di luce accecante.

Gary Numan – Roundhouse – Londra – Concerto n.1593

Setlist

  1. M.E.
  2. Me! I Disconnect From You
  3. Films
  4. We Have a Technical
  5. Do You Need the Service?
  6. Engineers
  7. Observer
  8. Praying to the Aliens
  9. Tracks
  10. Conversation
  11. It Must Have Been Years
  12. You Are in My Vision (con Raven Numan)
  13. When the Machines Rock
  14. Complex
  15. Down in the Park
  16. The Machman
  17. Metal
  18. Only a Downstat
  19. We Are So Fragile
  20. Cars
  21. Are ‘Friends’ Electric?

 

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